Chi l’ha detto che gli Easter Egg riguardano solo i film o i videogiochi?

EASTER EGG – Non tutti (a parte i “millennials“, i nerd e i cinefili) conoscono il nuovo significato di questo termine. Secondo Wikipedia,

cropped-matita-e1466586733236-1.pngUn Easter egg (in italiano, letteralmente, uovo di Pasqua) in informatica è un contenuto, di solito di natura faceta o bizzarra e certamente innocuo, che i progettisti o gli sviluppatori di un prodotto, specialmente software, nascondono nel prodotto stesso (come un uovo di Pasqua nascosto in giardino, secondo la tradizione anglosassone). Un esempio celebre sono i frammenti di videogiochi attivabili con determinate pressioni di tasti in molte versioni di Microsoft Excel o altri prodotti Office. Il termine, che rievoca le cacce all’uovo tradizionalmente svolte in alcuni paesi nel periodo pasquale,[1] è utilizzato anche in altri ambiti, indicando contenuti nascosti all’interno di libri, film o episodi di serie televisive.

Il termine venne coniato da Steve Wright della Atari, nell’ambito dei videogiochi. Il primo caso noto di Easter egg in un videogioco è in Adventure, del 1979, dove appaiono le iniziali nascoste dell’autore Warren Robinett.

Quindi, questo concetto non riguarda – come forse credevate – solo piccole “sorprese” nascoste nei film o videogiochi, ma si estende anche alla letteratura, e in maniera molto singolare.

Nel 2011, ad esempio, in  “Player One” l’autore Ernest Cline provò a parlarne creando nel suo universo virtuale (Oasis) la più grande caccia al tesoro della storia: nel libro, il personaggio che trova l’Easter Egg diventa miliardario. Con questo bizzarro romanzo d’esordio, lo sceneggiatore Cline delineò un’avventura futuristica e ultra-pop, piena di riferimenti a film, videogiochi e cultura anni ottanta.

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Ma proviamo ad esplorare in profondità. In Alice Through the Looking Glass, celebre secondo romanzo dedicato alla bambina del Paese delle Meraviglie e scritto da Lewis Carroll, è possibile trovare un singolare Easter egg interno alla storia: proprio all’inizio del romanzo, infatti, Carroll disegna una scacchiera con alcuni pezzi già posizionati e avvisa il lettore che “Il Pedone Bianco (Alice) gioca e vince in 11 mosse”. Man mano che si procede nella lettura dei capitoli, scorrendo la lista di mosse si comprende che l’esito positivo della storia è legata alla vittoria del pedone sulla scacchiera; e infatti, se la partita venisse riprodotta su una vera scacchiera, la fine del racconto corrisponderebbe ad uno scacco matto! Non male per un’eroina creata da un grande matematico.

Ma non basta: ne “La nave di Teseo di V.M. Straka”, titolo pubblicato nel 2014 da Rizzoli Lizard, gli autori J.J Abrams (regista) e Doug Dorst (romanziere) creano un libro che finge di essere un altro libro (!), addirittura attribuendone la paternità al fittizio personaggio di Straka già dal titolo. Il libro è pieno di finzioni, sembra l’oggetto di scena tolto al set di un film, perché nelle sue pagine sono contenute già annotazioni in corsivo e (finti) documenti… dove sarà l’Easter egg? Occorre leggere tutto il romanzo (e le note a margine) per scoprirlo!

Inoltre, tanti autori, nello scegliersi uno pseudonimo, hanno fatto ricorso a un anagramma del proprio nome e cognome, producendo fantastici Easter egg. Già nella prima metà del 1500, Giovanni Calvino firmò alcune sue opere Lucianus e Alcuinus (anagrammi di Calvinus, considerando u = v come nella scrittura epigrafica) e François Rabelais pubblicò il suo romanzo “Pantagruel e Gargantua” con lo pseudonimo Alcofibras Nasier. Ma la lista è lunga: Pietro Aretino = Partenio Etiro; Carlo Goldoni = Calindo Grolo; Arrigo Boito = Tobia Gorrio; Felice Cavallotti = Falco Attevicelli; Carlo Mascaretti = Americo Scarlatti; Salvatore Farina = Aristofane Larva; Telemaco Signorini = Enrico Caso Molteni; Salustri = Trilussa; Renato Fucini = Tanfucio Neri; Piero Gribaudi = Guido Pierbari.

easter eggTra coloro che firmano i loro lavori con l’anagramma del nome e cognome non potevano naturalmente mancare gli enigmisti, per i quali l’uso di uno pseudonimo è sempre stato una tradizione ed è tuttora, anche nei rapporti personali, comunissimo. Ad esempio…
• l’ing. Arnaldo Lodi, fortissimo anagrammista di fine ‘800 che si firmava ‘anche’ Calandrino, ma era conosciuto con altri 13 pseudonimi tipo Aldo Arnoldi, Lia d’Orlando, Dina d’Alloro, Lara Dondoli…
• l’ing. Aldo Santi, direttore de “Il Filo d’Arianna” (1911-12) e “L’Arte Enigmistica” (1931-1936) e autore della “Bibliografia dell’Enigmistica” (1952), che trasse il suo pseudonimo Il Duca Borso fin dalle origini modenesi, ma firmò spesso i suoi lavori con gli anagrammi Soldatina e Don Salati;
• il prof. Diego Riva, autore dell’antologia-guida “Rebus e Crittografie” (1959), che si anagrammò e firmò per alcuni anni Iago Verdi (pseudonimo che cambiò nel più noto Fra Ristoro solo perché entrò a far parte di un gruppo composto da altri… ‘frati’, e che per questo si chiamava “In…chiostro”);
• Mario Daniele, noto a generazioni di enigmisti come Favolino, editore di riviste tra cui “Dedalo” (1960-61) e “Balkis” (1970-76), direttore dal 1971 di “Penombra” fondata da Cameo nel 1920, si firmò anche Amedeo Linari, Adelina Romei, Ermelinda Aiò, Dr. Enea Maioli e Don Elia Maier.
Per altri l’anagramma del nome e cognome è diventato lo pseudonimo principale, mentre in alcuni casi l’anagramma utilizzato come pseudonimo è limitato al solo cognome o al solo nome.

Insomma, di piccole sorprese è disseminata l’intera letteratura… e tu, quali Easter egg hai notato?

Easter egg nei libri
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