Le figure retoriche possono essere suddivise in quattro grandi gruppi. Oggi scopriamo il primo

cropped-matita-e1466586733236-1.pngA cosa servono le figure retoriche? Ad arricchire il testo, utilizzando espedienti utili a creare sospensione, rafforzamento, comparazione con concetti simili, smorzamento, effetti sonori e tanto altro. Un bravo scrittore padroneggia anche le figure retoriche. Oggi scopriamo…

“Figure di parola, o dell’ordine, o di sintassi” 
(ovvero quelle che agiscono sulla sintassi = sull’organizzazione della frase)

  • CHIASMO (significa “dispongo a forma di X greca”). Consiste nell’utilizzare elementi che si richiamano tra loro con disposizione incrociata (A B – B A), di solito indicando opposizione o somiglianza (Es.: le donne, i cavalier, l’arme, gli amori; splende nel sole/nella notte splende, S. Aleramo)
  • PARALLELISMO. Come sopra, ma con disposizione parallela (A B – A B), di solito indicando somiglianza (Es.: profonde come le radici terrene, nette come i cristalli del monte, D’Annunzio)
  • ZEUGMA. Si fanno dipendere da un solo verbo più termini che richiederebbero verbi diversi (Es.: Parlar e lacrimar vedrai insieme, Dante).
  • ANACOLUTO. Rottura della regolarità sintattica di una frase (Es.: Lei sa che noi monache ci piace di sentir le storie per minuto, Manzoni).
  • IPERBATO. Avviene quando un segmento di un enunciato viene interposto tra due che costituiscono un sintagma e che dovrebbero stare uniti, conferendogli maggior rilievo (Es.: ergersi il mandorlo e il melo/parevano a meglio vederla, Pascoli).
  • ANASTROFE. Consiste nell’inversione dell’ordine abituale di due parole o sintagmi successivi (Es.: all’opre femminili intenta sedevi, Leopardi)
  • POLIPTOTO. Figura sintattica della ripetizione: una stessa parola è usata a breve distanza in funzioni sintattiche diverse (amare, amai), quindi è la stessa parola con forme differenti.
  • FIGURA ETIMOLOGICA. Uso di parole differenti che hanno la stessa origine (Es.: vivere la vita).
  • ANAFORA. Si tratta della ripetizione di una o più parole all’inizio del verso di una poesia o all’inizio di segmenti di discorso.
  • EPIFORA. Una ripetizione alla fine del verso di una poesia
  • PARONOMASIA. Consiste nell’accostamento di due parole con un’analoga sonorità (Es.: recidere =tagliare forbice)
  • BISTICCIO. Nessuno sta litigando (!), ma è solo un gioco di parole ottenuto attraverso l’accostamento di termini foneticamente affini e di diverso significato (l’aura oro / aurora; lauro / Laura)
  • CLIMAX e ANTICLIMAX. Un elenco di termini che indica aumento o diminuzione di intensità
    (Es.: CLIMAX ASCENDENTE piansi, urlai, svenni; CLIMAX DISCENDENTE risi fragorosamente, lanciai uno sguardo, meditai)
  • ENDIADI. Espressioni coordinate tra loro al posto di un’unica espressione (Es.: nella strada e nella polvere invece di nella strada polverosa)
  • ENALLAGE. Scambio di una parte del discorso (di solito, tempi verbali) con un’altra (Es.: domani parto anziché parto domani)
  • IPALLAGE. Il termine si riferisce ad un aggettivo che, logicamente, andrebbe legato a un certo sostantivo o a un altro vicino (Es.: cammino con i piedi timorosi; di foglie un cader fragile)
  • ELLISSI. Facile: basta sottintendere (ovvero omettere) uno o più elementi della frase (Es.: ed elli [il verbo disse manca] a me)
  • DITTOLOGIA. Si tratta di una coppia di elementi sinonimici o quasi, di norma collegati dalla congiunzione “e” (Es.: solo e pensoso; a passi tardi e lenti – in Petrarca; ma anche occhi tuoi ridenti e fuggitivi – di Leopardi).

Nei prossimi articoli scopriremo le figure del significante e del suono, le figure di significato (o di “traslato”) e le figure di pensiero. Continua a seguirci!

Questo articolo ti è stato utile? Commentalo qui sotto!

Figure retoriche / Parte 1