ULTIMO APPUNTAMENTO – Scopriamo il quarto gruppo di figure retoriche!
A cosa servono le figure retoriche? Ad arricchire il testo, utilizzando espedienti utili a creare sospensione, rafforzamento, comparazione con concetti simili, smorzamento, effetti sonori e tanto altro. Un bravo scrittore padroneggia anche le figure retoriche.
“Figure del significante o di suono”
(agiscono sull’aspetto fonico della parola)
• RIMA. In termini tecnici, è l’identità di suono a partire dalla vocale tonica
• ASSONANZA. Corrisponde all’identità delle sole vocali dalla vocale tonica in poi
• CONSONANZA. Ovvero l’identità delle sole consonanti dalla vocale tonica in poi
• ONOMATOPEA. Una parola o segno creato su imitazione di un suono naturale (Es.: din don di campane; tintinnìo)
• ALLITTERAZIONE. Consiste nel ripetere gli stessi fonemi in più parole o frasi; l’effetto può amplificare i significati, per esempio sottolineando i rapporti tra parole o concetti (Es.: Il tuo trillo sembra la brina / che sgrigiola, il vetro che incrina, Pascoli), creando effetti di fonosimbolismo
• OMOTELEUTO. L’uguaglianza fonica delle terminazioni di due o più parole poste in posizione simmetrica, usata soprattutto in latino (Es.: vivamus atque amemus)
ALTRE FIGURE RETORICHE
• ENUMERAZIONE. Chiamata anche “elenco” o “enumeratio”, è una figura retorica che consiste nel congiungere una serie di parole o sintagmi tramite asindeto o polisindeto (vedi voce successiva). L’enumerazione può essere anticipatoria o ricapitolativa, a seconda se viene collocata prima o dopo il concetto a cui si riferisce. Sono forme di enumerazione l’accumulazione, che consiste nell’accostare una serie di elementi in modo ordinato o caotico, ma senza congiunzioni, e la distribuzione, che invece separa i termini con complementi, apposizioni o attributi. Sono casi particolari di enumerazione anche la reiterazione e l’anafora. L’enumerazione è molto usata anche nelle pubblicità, quando vengono elencate le caratteristiche di un prodotto.
Esempio:
«O Vita, o Vita,
dono terribile del Dio,
come una spada fedele,
come una ruggente luce,
come la Gorgona,
come la centaurea veste»
(D’Annunzio)
• ASINDETO e POLISINDETO. L’asìndeto è una forma di coordinazione prodotta senza l’utilizzo di congiunzione. Il polisìndeto, invece, è una forma di coordinazione prodotta con l’uso di congiunzione.
Esempio di asìndeto:
“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto” (Ariosto)
“…ritrovavo un sapore più antico, contadino, remoto” (Pavese).
Es. di polisìndeto:
“E mangia e bee e dorme e veste panni” (Dante).
“…e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; / e dimani cadrò” (Carducci).
• ADYNATION. Una celebre frase del Vangelo recita: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago (cioè attraverso il foro di un ago) che un ricco entri nel regno dei cieli“. Adynation è una parola greca che significa “cosa impossibile”, e sottolinea l’impossibilità che una determinata cosa succeda, rafforzando questa convinzione di impossibilità mediante la subordinazione di questo accadimento a un altro decisamente impossibile.
• ALLUSIONE. “Una vittoria di Pirro” è un’espressione che allude a una vittoria che, in realtà, non costituisce una vera vittoria. Si tratta quindi di un riferimento velato a un qualcosa che non si vuol dire apertamente.
• EPANODO. Consiste nel riprendere una parola o una frase già detta per arricchirla con nuovi particolari. Si dice invece “epanortosi” la ripresa di una parola che viene un po’ modificata o corretta, magari attraverso espressioni come “Ma che dico?” oppure “Anzi: questo governo governa male; anzi questo governo non governa!”.
• PARADOSSO. Si tratta di un’affermazione che può sembrare assurda o contraria al buon senso e che tuttavia potrebbe dimostrarsi vera. Si usa in particolare come tecnica per convincere gli altri delle proprie argomentazioni.
• PARALESSI (o PRETERIZIONE). Un artificio retorico per cui si fa finta di non capire o si finge di tralasciare qualcosa o di non dirla. Il tutto per fare in modo che questa cosa venga comunque fuori. Tipico caso un’espressione come “Non starò qui a ricordare i danni provocati da alcuni politici. Voglio però parlare di un caso in particolare…”
• SILLESSI. Vero e proprio artificio retorico, per cui si attribuiscono a più soggetti determinate caratteristiche o azioni che invece sono proprie solo di alcuni soggetti e non di tutti. (Es.: Gli americani e gli europei sono presenti militarmente in Iraq – l’affermazione sorvola sul fatto che non gli europei ma solo una parte degli europei è presente in Iraq).
• DIAFORA. Il procedimento per cui una parola viene usata due volte, ma con un significato diverso. Si presta perciò a numerosi giochi di parole e può essere utilmente impiegata in slogan pubblicitari (Es.: Un uomo senza senso potrà mai perdere i sensi?)
• DILOGIA. Formula retorica per cui una parola viene ripetuta più volte, in momenti diversi, per dar maggiore forza espressiva al discorso.
• APOSTROFE (o INVETTIVA). Interrompere il normale svolgimento del discorso con un’invocazione (o anche un’invettiva) direttamente rivolta a qualcuno o qualcosa. (Es.: …Ahi Pisa, vituperio de le genti!, Dante Alighieri)
• PREMUNIZIONE O PROLESSI. Reazione preventiva a possibili obiezioni di chi ci ascolta (Es.: E se qualcuno pensasse che io parlo per interesse, risponderò chiaro e tondo che non ricavo vantaggi personali da queste mie affermazioni!)
La prolessi è anche l’anticipazione di un termine che nella costruzione normale andrebbe dopo, anticipazione che permette naturalmente una forte sottolineatura del termine stesso (Es.: Questo ho fatto, e non me ne pento!, anziché Ho fatto questo).