ULTIMO APPUNTAMENTO – Scopriamo il quarto gruppo di figure retoriche!

cropped-matita-e1466586733236-1.pngA cosa servono le figure retoriche? Ad arricchire il testo, utilizzando espedienti utili a creare sospensione, rafforzamento, comparazione con concetti simili, smorzamento, effetti sonori e tanto altro. Un bravo scrittore padroneggia anche le figure retoriche.

“Figure del significante o di suono” 
(agiscono sull’aspetto fonico della parola)

RIMA. In termini tecnici, è l’identità di suono a partire dalla vocale tonica
ASSONANZA. Corrisponde all’identità delle sole vocali dalla vocale tonica in poi
CONSONANZA. Ovvero l’identità delle sole consonanti dalla vocale tonica in poi
ONOMATOPEA. Una parola o segno creato su imitazione di un suono naturale (Es.: din don di campane; tintinnìo)
ALLITTERAZIONE. Consiste nel ripetere gli stessi fonemi in più parole o frasi; l’effetto può amplificare i significati, per esempio sottolineando i rapporti tra parole o concetti (Es.: Il tuo trillo sembra la brina / che sgrigiola, il vetro che incrina, Pascoli), creando effetti di fonosimbolismo
OMOTELEUTO. L’uguaglianza fonica delle terminazioni di due o più parole poste in posizione simmetrica, usata soprattutto in latino (Es.: vivamus atque amemus)

ALTRE FIGURE RETORICHE

ENUMERAZIONE. Chiamata anche “elenco” o “enumeratio”, è una figura retorica che consiste nel congiungere una serie di parole o sintagmi tramite asindeto o polisindeto (vedi voce successiva). L’enumerazione può essere anticipatoria o ricapitolativa, a seconda se viene collocata prima o dopo il concetto a cui si riferisce. Sono forme di enumerazione l’accumulazione, che consiste nell’accostare una serie di elementi in modo ordinato o caotico, ma senza congiunzioni, e la distribuzione, che invece separa i termini con complementi, apposizioni o attributi. Sono casi particolari di enumerazione anche la reiterazione e l’anafora. L’enumerazione è molto usata anche nelle pubblicità, quando vengono elencate le caratteristiche di un prodotto.
Esempio:
«O Vita, o Vita,
dono terribile del Dio,
come una spada fedele,
come una ruggente luce,
come la Gorgona,
come la centaurea veste»
(D’Annunzio)

ASINDETO e POLISINDETO. L’asìndeto è una forma di coordinazione prodotta senza l’utilizzo di congiunzione. Il polisìndeto, invece, è una forma di coordinazione prodotta con l’uso di congiunzione.
Esempio di asìndeto:
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto” (Ariosto)
“…ritrovavo un sapore più antico, contadino, remoto” (Pavese).
Es. di polisìndeto:
E mangia e bee e dorme e veste panni” (Dante).
“…e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; / e dimani cadrò” (Carducci).
ADYNATION. Una celebre frase del Vangelo recita: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago (cioè attraverso il foro di un ago) che un ricco entri nel regno dei cieli“. Adynation è una parola greca che significa “cosa impossibile”, e sottolinea l’impossibilità che una determinata cosa succeda, rafforzando questa convinzione di impossibilità mediante la subordinazione di questo accadimento a un altro decisamente impossibile.
ALLUSIONE. “Una vittoria di Pirro” è un’espressione che allude a una vittoria che, in realtà, non costituisce una vera vittoria. Si tratta quindi di un riferimento velato a un qualcosa che non si vuol dire apertamente.
EPANODO. Consiste nel riprendere una parola o una frase già detta per arricchirla con nuovi particolari. Si dice invece “epanortosi” la ripresa di una parola che viene un po’ modificata o corretta, magari attraverso espressioni come “Ma che dico?” oppure “Anzi: questo governo governa male; anzi questo governo non governa!”.
PARADOSSO. Si tratta di un’affermazione che può sembrare assurda o contraria al buon senso e che tuttavia potrebbe dimostrarsi vera. Si usa in particolare come tecnica per convincere gli altri delle proprie argomentazioni.
PARALESSI (o PRETERIZIONE). Un artificio retorico per cui si fa finta di non capire o si finge di tralasciare qualcosa o di non dirla. Il tutto per fare in modo che questa cosa venga comunque fuori. Tipico caso un’espressione come “Non starò qui a ricordare i danni provocati da alcuni politici. Voglio però parlare di un caso in particolare…
SILLESSI. Vero e proprio artificio retorico, per cui si attribuiscono a più soggetti determinate caratteristiche o azioni che invece sono proprie solo di alcuni soggetti e non di tutti. (Es.: Gli americani e gli europei sono presenti militarmente in Iraq – l’affermazione sorvola sul fatto che non gli europei ma solo una parte degli europei è presente in Iraq).
DIAFORA. Il procedimento per cui una parola viene usata due volte, ma con un significato diverso. Si presta perciò a numerosi giochi di parole e può essere utilmente impiegata in slogan pubblicitari (Es.: Un uomo senza senso potrà mai perdere i sensi?)
DILOGIA. Formula retorica per cui una parola viene ripetuta più volte, in momenti diversi, per dar maggiore forza espressiva al discorso.
APOSTROFE (o INVETTIVA). Interrompere il normale svolgimento del discorso con un’invocazione (o anche un’invettiva) direttamente rivolta a qualcuno o qualcosa. (Es.:Ahi Pisa, vituperio de le genti!, Dante Alighieri)
PREMUNIZIONE O PROLESSI. Reazione preventiva a possibili obiezioni di chi ci ascolta (Es.: E se qualcuno pensasse che io parlo per interesse, risponderò chiaro e tondo che non ricavo vantaggi personali da queste mie affermazioni!)
La prolessi è anche l’anticipazione di un termine che nella costruzione normale andrebbe dopo, anticipazione che permette naturalmente una forte sottolineatura del termine stesso (Es.: Questo ho fatto, e non me ne pento!, anziché Ho fatto questo).

Speriamo che questo viaggio nell’universo delle figure retoriche ti sia piaciuto. Continua a seguirci!

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Figure retoriche / Ultima parte
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